Athletic Brighela: una storia di solidarietà e accoglienza, ma anche di lotta e partecipazione

10' di lettura 14/03/2023 - Una storia da raccontare: ASD Athletic Brighela, dalla terza categoria alle cronache nazionali.

Una storia di cui parleremo ancora.

Un racconto di solidarietà, voglia di far ascoltare la propria voce, ma soprattutto di farsi "portavoce" per istanze di altri. Forse non vicine al nostro consueto modo di vivere e per questo ancora più sentite e convinte.

Una squadra di calcio di terza categoria che decide di spendersi per dare spazio e risalto alle storie delle “minoranze”, di quelle persone che difficilmente hanno visibilità nel nostro quotidiano. Un gruppo di ragazzi e ragazze, atleti uniti dalla passione per il calcio ma anche dalla partecipazione a ciò che la nostra società propone. Anche con strumenti che aiutino la critica e la crescita di dibattiti sempre più seri e reali rispetto a tematiche tanto importanti come la migrazione e l'accoglienza in Italia.

Ci lamentiamo di queste nuove generazioni che non vogliono più far parte del dibattito politico, che si estraniano dai problemi reali, che passano tutto il loro tempo sui social.

Poi, quando un gruppo di ragazzi decide di protestare, di manifestare, di dire come la pensa, ecco che la censura preventiva, nemmeno politica, ma sportiva, agisce con la mannaia.

La storia. Quello che è successo settimana scorsa e passato alla ribalta delle cronache nazionali, si può vedere da due lati, entrambi, per il punto di vista portato, veritieri.

C'è quello dei ragazzi della ASD Athletic Brighela (squadra bergamasca di terza categoria, un gruppo di amici legati dalla passione per il calcio) che decidono prima della partita, di mostrare al pubblico uno striscione di sostegno ai migranti e di critica al metodo di accoglienza italiano.

E poi c'è la FGCI, che ormai soggiogata e fagocitata dalla lega serie A, esercita sugli sport minori e sulle categorie calcistiche provinciali una forma di controllo quasi asfissiante. Il regolamento è chiaro: striscioni o altre iniziative prese sul terreno di gioco devono essere concordate prima. Ma è altresì chiaro che un regolamento cosi scritto, non lascia spazio a quel diritto costituzionale che si chiama libertà di pensiero. A questa obiezione probabilmente alcuni risponderanno che la libertà non deve prevaricare le regole date. Proprio su questa dinamica si instaura il dibattito crescente che ha visto l'Athletic Brighela assurgere all'onore delle cronache nazionali. Perché questo episodio non è passato inosservato. Perché chi ha fatto rispettare il regolamento, lo ha voluto fare con uno zelo che mai si sarebbe posto di fronte a squadre più blasonate. Perché il succo del discorso di questa storia è “deboli con i forti, forti con i deboli”, con l'immagine della FGCI che ne esce, come al solito, in modo infelice.

E quindi da “Propaganda Live”, passando per Mentana, “Caterpillar” su radio2 e tanti altri, radio e tv nazionali, negli ultimi giorni, hanno parlato e sostenuto questa storia.

E questa è una storia controversa per l'opinione pubblica. Però dovremmo soffermarci su un aspetto fondamentale: questo gruppo (perché è più di una semplice squadra di calcio!) ha voluto comunicare il proprio dissenso. Non lo ha fatto rompendo cose. Non lo ha fatto andando contro qualcuno. Ha protestato per sostenere qualcuno, in difficoltà, senza voce. Ha voluto sostenere delle PERSONE. Non cose, oggetti, finanze. Persone.

E in un paese “cristiano” come l'Italia un'azione del genere sarebbe stata accolta con la giusta moderazione. Invece l'inasprirsi del dialogo rispetto a questi temi soprattutto negli ultimi anni, dove a fronte di politiche serie sui flussi migratori, si sono spese bugie, falsità, discorsi elettorali, azioni controsenso, battaglie contro l'Europa, con i paesi vicini, con le Ong…insomma, se tutte queste energie usate per creare un dibattito meramente politico elettorale, fossero state usate per trovare soluzioni, quanto ne avremmo guadagnato tutti. E non solo in termini economici, ma anche di pacificazione sociale. Invece no. Con gli italiani sempre più distanti dalla politica, la politica stessa ha messo in atto dinamiche “malate” per mantenere alto il dibattito su sé stessa. Utilizzare le persone non come strumento di inclusione, ma come muro o scudo umano da alzare quasi a vessillo o stendardo di una o l'altra parte politica.

Il solito gioco delle parti in cui pagare sono proprio le persone dell'Athletic Brighela, raggiunte da un'ammenda di 550 euro. Un'assurdità ed un'enormità insieme. Un segnale voluto dalla FGCI per “punirne uno e avvisarne cento”, ma proposto con un'arroganza e una dismisura cosi forti da far storcere il naso a molti.

A fronte dei continui scandali delle squadre blasonate di serie A, ormai da tempo “too big to fail”, dell'incapacità di una governance definita e sviluppata su piani che guardino al futuro e non solo alla mera spartizione quotidiana di soldi, di un sistema economico sportivo che da tempo non è più auto-sostenibile, la FGCI pensa di rifarsi sulle piccole squadre, immagine di un territorio, portavoce di un'idea. E agisce con quella sicumera tipica dell'elefante all'interno di una cristalleria. Per ultimo ricordiamo che la FCGI stessa è stata promotrice della liberalizzazione del mercato del calcio con la legge Bosman, che ha dato il via libera a fine anni ‘90 alla compravendita di giocatori stranieri nelle squadre di A. Che poi a guardarla bene, la definizione di calciatore straniero è: una persona che lascia la sua terra natia per trovare lavoro e sviluppare idee in una società straniera ospitante: migrante, quindi.

Si parla delle stesse cose, ma non lo si fa più con umanità, solo con interesse e per interessi.

Finalmente un gruppo di ragazzi e ragazze che porta in auge l'umanità e la voglia di pensare un mondo diverso. Non fatto di parole, controllo e sanzioni. Ma di solidarietà, accoglienza e rispetto per le proprie idee.

Proponiamo anche il lungo comunicato stampa uscito sabato mattina scorso, dove la squadra Athletic Brighela risponde sia alle critiche che al sostegno arrivati.

Se ci saranno novità informeremo i lettori. Cogliamo l'occasione per comunicare altresì che daremo visibilità, ove possibile, all'Athletic Brighela, anche per i risultati sportivi, fornendo brevi trafiletti dopo le loro partite.

COMUNICATO DEL 12 MARZO 2023

Sono passate poco più di 24 ore dalla notifica della sanzione inflitta alla nostra ASD, al capitano, all’allenatore, al nostro dirigente-accompagnatore.

Ci abbiamo messo un po’, è vero. Scusateci se abbiamo temporeggiato nel rilasciare dichiarazioni sensate: siamo tutte lavoratrici e lavoratori, precarie, precari. Avevamo bisogno di ragionare assieme. Parlarci. Confrontarci. Per chi non ci conosce, ASD Athletic Brighela nasce proprio così: da un’assemblea collettiva del lontano settembre 2020, dove l’allora Bergamo Antifa United decise di non iscriversi al campionato CSI Bergamo, per assunzione di responsabilità oggettiva e collettiva, evitando così di alimentare quella che fu una situazione ancora al centro del ciclone pandemico. Infatti, per noi il lockdown è stato generativo. Mesi di riunioni e assemblee online. Cosicché, nel 2021, ci costituiamo come Associazione Sportiva Dilettantistica con la volontà primaria di provare a rompere determinati schemi e stilemi aberranti radicati nel sistema calcio – specie in provincia – riaffermando un modello più sostenibile, solidale ed inclusivo di gestione, amministrazione e coinvolgimento di atlete, atleti e supporter della pratica sportiva che da sempre ci appassiona.

Abbiamo così deciso di entrare a gamba tesa nei campionati federali partendo dalla 3° categoria. Calcio sentito, forse brutto da vedere, ma sincero, come tutte e tutti noi. Un calcio che, a nostro avviso, meritava sferzate di colori, tifo e riflessioni critiche attorno allo sport e alla società.

Noi socie e noi soci infatti, prima di essere parte dell’azionariato popolare che sostiene economicamente l’infrastruttura Brighela, siamo PERSONE. Come noi, lo sono i nostri atleti e le nostre atlete del calcio e del ciclismo (Brighela Velo Club). Questo è un punto che vogliamo stressare fino a stancarci: SIAMO LIBERE CITTADINE E CITTADINI. Pensiamo, dunque siamo. Esistiamo in quanto esseri pensanti. Gli esseri pensanti osservano, riflettono e, dove vedono ingiustizia e barbarie, si INDIGNANO. Mettono punti esclamativi laddove l’umanità cessa di esistere. Pongono interrogativi allorché le risposte tardano o stentano ad arrivare.

Questa vicenda, la quale ci ha toccate/i da vicino, ha raggiunto una visibilità inaspettata. Nell’arco di una giornata, ci siamo ritrovate e ritrovati a lavorare come un ufficio stampa professionale, pazientando finora nell’elaborare una visione condivisa.

Quanto è successo ci ha sorpreso, inevitabilmente. Ma non era la prima volta che condividevamo messaggi umanitari fuori e dentro il campo. La nostra realtà è condivisa, un tutt’uno tra spogliatoio, spalti e amministrazione. Uno vale davvero uno.

Dicevamo, non era la prima volta. Ci era già capitato di scendere in campo esattamente un anno fa contro la guerra in Ucraina e contro tutte le guerre in atto nel Mondo. Nessuna multa. Nessun deferimento. Nessuna squalifica. Oggi ci troviamo a commentare un provvedimento ai limiti. Ma nessuno e nessuna di noi si considera vittima di questo. Le vittime sono in fondo al mare: sono oltre 26.000 in questi ultimi 10 anni. Un genocidio sommerso dall’ipocrisia di un mondo che, al di là della linea abissale, finge che non esistano corpi deumanizzati. Corpi violabili. Corpi inutili e inesistenti. Non riconoscere che questo solco tracciato lungo i confini delle acque internazionali esista, equivale a non comprendere la drammaticità di un sistema politico, economico, sociale e culturale che strutturalmente separa soggetti abilitati alla dignità e soggetti sacrificabili. Ecco, noi volevamo porre l’accento su questo e lo rivendichiamo. Non ci sentiamo affatto in colpa. La multa ci è arrivata e le squalifiche sono arrivate? Pagheremo.

Molte realtà hanno dimostrato di volerci sostenere in questo, ma noi rilanciamo la sfida: sosteniamo direttamente una ONG che, nonostante i Decreti, si appresta a salvare vite umane. Questa è l’emergenza. Di questo si deve parlare. Dobbiamo alzare la testa e renderci conto delle responsabilità politiche che stanno dietro alle tragedie. Poco importa se a pagare le conseguenze siamo noi. Noi stiamo bene. Noi la prossima domenica scenderemo in campo, andremo sugli spalti felici di aver alzato la testa per l’ennesima volta.

L’abbiamo fatto per le compagne e i compagni della nostra città sacrificati come mosche. L’abbiamo fatto per le nostre compagne e compagni dei CPR e degli SPRAR. L’abbiamo fatto per tutti i cittadini del Mondo sotto le bombe e continueremo a farlo per tutte le sorelle e i fratelli dimenticati in fondo al mare.

Oggi noi abbiamo avuto il nostro quarto d’ora di “celebrità”. Siamo elettrizzati e tristi. Tristi perché mai avremmo pensato di dover mettere in discussione un pensiero umanitario giudicato come politico e, probabilmente, scomodo e inopportuno. Valuteremo con attenzione le carte che a breve chiederemo per valutare un eventuale ricorso.

Nel frattempo, grazie a tutte e a tutti.

Grazie a chi si è offerto di pagare la multa, grazie a chi ha condiviso un post, un articolo e scritto due righe pensando a noi.

Noi non ci fermiamo.

Ieri la FIGC-LND, attraverso una nota ufficiale, ha disposto un minuto di raccoglimento in occasione delle gare di tutti i campionati in programma nel fine settimana (compresi anticipi e posticipi) in memoria delle vittime della tragedia di Cutro.

A partire da mercoledì pubblicheremo sui nostri canali social i dettagli per sostenere il crowdfunding che avvieremo a sostegno di una ONG.

Pensiamo.
Esistiamo.
Aiutiamo.

Alé Brighéla



https://www.youtube.com/watch?v=iJ8A4Rk5_NE





Questo è un articolo pubblicato il 14-03-2023 alle 17:59 sul giornale del 15 marzo 2023 - 188 letture

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